- TEATRO - works (copioni e progetti)

TESTI TEATRALI INEDITI (schede) 1989-1999:
 
CON TATTO, 1992
 
DEMOCRAZIA (Lia e Rachele), 1995
 
IL DOLORE (da Marguerite Duras), 1997
 
STORIE MANDALICHE, 1998-2003

 

PROGETTI TEATRALI 1990-2003

 

ARTICOLO HYSTRIO: drammaturgia multimediale 2003
 
I VIAGGI DI GULLIVER
 
PROGETTO FATTORIA DEGLI ANORMALI
 
PROGETTO GALILEO
 
L'ISOLA CHE C'E'
 
- TEATRO - works (copioni e progetti)

 

TESTI TEATRALI INEDITI (schede) 1989-1999:
CON TATTO, 1992

Con tatto Festival Napoli maggio 92 Video Con tatto Festival Torino 1 Con tatto Festival Torino 2 Con tatto Festival Torino 3 Con tatto La Stampa 16.02.92 Con tatto Mille Palchi maggio 92
Con tatto info Con tatto locandina Con tatto nota intro1 Con tatto nota intro2 Con tatto p.1 Con tatto p.2
Con tatto p.3 Con tatto p.4 Con tatto p.5 Con tatto p.6 Con tatto p.7 Con tatto p.8

DEMOCRAZIA (Lia e Rachele), 1995

Programma

Programma 1 Programma 2 Programma 3 Programma 4 Programma 5 Video Demo (catRiccioneTTVV)

Album Fotografico
  album foto 1 album foto 2 album foto 3 album foto 4  

Conversazione con Marisa Fabbri
  conv M.Fabbri 1 conv M.Fabbri 2 conv M.Fabbri 3 conv M.Fabbri 4  
  demo front demo nota1 demo nota2    

Copione
demo p.18-19 demo p.20-21 demo p.22-23 demo p.24-25 demo p.26-27 demo p.28-29
demo p.30-31 demo p.32-33 demo p.34-35 demo p.36-37 demo p.38-39 demo p.40-41
demo p.42-43 demo p.44-45 demo p.46-47 demo p.48-49 demo p.50-51 demo p.52-53
demo p.54-55 demo p.56-57 demo p.58-59 demo p.60-61 demo somm  


IL DOLORE (da Marguerite Duras), 1997

Copione e programma
Dolore foto Dolore locandina Dolore prog Nota 1 Dolore prog Nota 2 Dolore prog Nota 3 Dolore prog TeaDuras 1
Dolore prog TeaDuras 2 Dolore prog TeaDuras 3 Dolore prog TeaDuras 4 Dolore prog TeaDuras 5 Dolore prog TeaDuras 6 Dolore progr front
Dolore progr indice Dolore programma cop Dolore scheda Dolore testo 1 Dolore testo 2 Dolore testo 3
Dolore testo 4 Dolore testo 5 Dolore testo 6 Dolore testo 7 Dolore testo 8 Dolore testo 9
Dolore testo 9b Dolore testo 9c Dolore- progr Festival Chieri 97      

Antologia Critica
Dolore- Baubo aprile 98 p.1 Dolore- Baubo aprile 98 p.2 Dolore- La Stampa 17.07.97 Dolore- La Stampa 26.02.99 Dolore- Manifesto 24.07.97 M.Fabbri su Dolore in Ateatro 7.12.01 p.1
M.Fabbri su Dolore in Ateatro 7.12.01 p.2 Maschera Volubile 2 Maschera Volubile 3 Maschera Volubile 4 Maschera Volubile front volume 1  

STORIE MANDALICHE, 1998-2003


Copione

Intro - Bambino/Uomo - Cane Bianco - Corvo - Ermafrodito - Mandorla - Pietra - Riza

Dossier
Festival Radicondoli agosto99 p.1 Festival Radicondoli agosto99 p.2 Festival Ripatransone agosto 98 progr Festival Ripatransone agosto 98 scheda Mediamorfosi Pisa 15-30.10.98 Mediamorfosi Pisa 15-30.10.98 b
Museo Pecci Prato 6-9 giugno99 p.1 Museo Pecci Prato 6-9 giugno99 p.2 Nota progr Teatro Regio To 99-00 Scheda SM Teatro Regio Torino 18.02.00 a Scheda SM Teatro Regio Torino 18.02.00 b Teatro Com Casalecchio (Bo) 14.4.00 p.1
Teatro Com Casalecchio (Bo) 14.4.00 scheda dossier SM 98 p.1 dossier SM 98 p.2 dossier SM 98 p.3 dossier SM 98 p.4 dossier SM 98 p.5
foto gruppo mandalico foto gruppo mandalico_edited logo ZoneGemma 98 progr SM Teatro Civico La Spezia 3-9.5.99 p.1 progr SM Teatro Civico La Spezia 3-9.5.99 p.2 progr SM Teatro Civico La Spezia 3-9.5.99 p.3
progr SM Teatro Civico La Spezia 3-9.5.99 p.4 progr Teatro Regio 99-00        

Antologia Critica
Annuario SIAE 2000 SM A.Pizzo, TEATRO E MONDO DIGITALE, 2003, cop SM A.Pizzo, TEATRO E MONDO DIGITALE, 2003, foto 1 SM A.Pizzo, TEATRO E MONDO DIGITALE, 2003, foto 2 SM A.Pizzo, TEATRO E MONDO DIGITALE, 2003, testo 1 SM A.Pizzo, TEATRO E MONDO DIGITALE, 2003, testo 2
SM A.Pizzo, TEATRO E MONDO DIGITALE, 2003, testo 3 SM C.Infante, IMPARARE GIOCANDO, 2000, cop SM C.Infante, IMPARARE GIOCANDO, 2000, testo 1 SM C.Infante, IMPARARE GIOCANDO, 2000, testo 2 SM Computer & Internet apr-giu 2002 p.1 SM Computer & Internet apr-giu 2002 p.2
SM Computer & Internet apr-giu 2002 p.3 SM Computer & Internet apr-giu 2002 p.4 SM Computer & Internet apr-giu 2002 p.5 SM L.Gemini, L'INCERTEZZA CREATIVA, 2003, cop SM L.Gemini, L'INCERTEZZA CREATIVA, 2003, foto SM L.Gemini, L'INCERTEZZA CREATIVA, 2003, testo
SM La Stampa 18.02.00 SM S.Cargioli, SENSI CHE VEDONO, 2002, G.Verde testo 1 SM S.Cargioli, SENSI CHE VEDONO, 2002, G.Verde testo2 SM S.Cargioli, SENSI CHE VEDONO, 2002, cop SM S.Cargioli, SENSI CHE VEDONO, 2002, foto SM Sistema Musica febbraio 2000
SM Torino Sette 18.02.2000          
 

Lo spettacolo

Pagina dedicata allo spettacolo

Scarica la locandina

 

PROGETTI TEATRALI 1990-2003


Le voci del vulcano 1999

Borders 2000
BORDERS 2000 Dove va tutta 'sta gente BORDERS 2000 Dove va tutta 'sta gente (scheda) BORDERS 2000 prog Le Serre cop BORDERS 2000 prog Le Serre indice BORDERS 2000 progetto p.1 (Le Serre) BORDERS 2000 progetto p.2 (Le Serre)
BORDERS 2000 progetto p.3 (Le Serre) BORDERS 2000 progetto p.4 (Le Serre) BORDERS 2000 progetto p.5 (Le Serre) BORDERS 2000 progetto p.6 (Le Serre) sinossi  

Visione cieca 2003

ARTICOLO HYSTRIO: drammaturgia multimediale 2003

Hystrio 10.03 articolo Drammaturgia multimediale p.1 Hystrio 10.03 articolo Drammaturgia multimediale p.2

I VIAGGI DI GULLIVER

 

 

DALLA RIVISTA ON LINE www.ateatro.it  (n.72), agosto 2004

I VIAGGI DI GULLIVER

Un progetto teatrale e terapeutico

Il 15 giugno è andato in scena al Teatro Cometa Off di Roma, con successo di pubblico e di critica (M.D’Amico, G.Capitta), lo spettacolo I viaggi di Gulliver liberamente tratto dal romanzo di Jonathan Swift, con regia di Alessandra Panelli e adattamento drammaturgico di Andrea Balzola, in scena un gruppo misto (A.Alessi, L.Angelilli, P.Bellardini, V.Bonanni, C.Brazzi, F.Carlevaro, C.Castracane, S.Diaz, L.Di Iorio, O.Graziano, W.Zennaro) di giovani attori professionisti e attori non professionisti che hanno frequentato tre anni di laboratori  presso il Centro Igiene Mentale Asl del quartiere Laurentino di Roma, gestiti dalla Compagnia Teatrale integrata “Diverse Abilità”. Scenografie realizzate da Antonio Grieco, progettazione del suono di Hubert Westkemper e disegno luci di Roberto De Rubis. Lo spettacolo è dedicato a Igor Cossetto, prematuramente scomparso, autore dei video dello spettacolo (insieme a Lorenzo Baruffi) e collaboratore del progetto artistico. I tre temi chiave del progetto drammaturgico e  registico sono l’incontro con il diverso (i lillipuziani, i giganti, i “folli” inventori), il viaggio come distacco dalle convenzioni e dall’automatismo delle abitudini, e la trasformazione culturale e spirituale che l’esperienza di spaesamento e di ricerca dell’ignoto induce.    Rispetto all’opera di Swift, più che la satira contro l’arrogante civiltà occidentale, sono i temi della relatività (grande/piccolo; vicino/lontano) e del diverso che si manifesta come molteplicità e come specchio della nostra identità, che interessano gli autori e fanno da timone per il viaggio dello spettacolo, attraverso una scelta inevitabilmente radicale di brevi frammenti degli episodi e dei personaggi della ricchissima, complessa e straordinariamente attuale narrazione swiftiana (troppo spesso ingiustamente relegata nella letteratura infantile). La scelta registica di Alessandra Panelli è stata di creare un serrato ritmo narrativo, spogliando e semplificando il più possibile l’azione, che diventa protagonista e si integra con i rumori e le voci sempre off del protagonista e degli altri personaggi, con un uso efficace e originale delle marionette (lillipuziane e giganti) e di sequenze video che rimandano al quartiere Laurentino (visto con occhi gulliveriani), a frammenti dei laboratori e all’idea del viaggio come esperienza che unisce reale ed immaginario.

Per entrare nelle motivazioni e nel processo creativo di questo lavoro, atipico nel nostro panorama teatrale e frutto di un generoso impegno pluriennale nelle strutture pubbliche di Igiene Mentale, pubblichiamo due interventi, il primo della regista Alessandra Panelli, che racconta sia la genesi dei laboratori e del progetto sia le scelte registiche, e una breve nota di Andrea Balzola sulle differenti fasi e scelte dell’adattamento drammaturgico del romanzo di Swift.

La redazione di Ateatro 

 

COORDINATE DI VIAGGIO

Di Alessandra Panelli

 

Come nasce la collaborazione con il Cim  

Il Cim (Centro Igiene mentale) intendeva offrire ai suoi ospiti un’alternativa alle solite attività proposte (calcetto, ceramica, ecc.), a seguito di un progetto europeo “Horizon” di tre anni. Nell’ultimo anno, che prevedeva la loro partecipazione e una serie di lezioni tenute da me con alcuni loro utenti, il Cim aveva riscontrato come questo tipo di attività incuriosisse molto i suoi pazienti e fosse ricca di opportunità anche terapeutiche. Si decise perciò di dare seguito all’iniziativa proseguendo il lavoro nella loro sede. ”Diverse Abilità” (nel frattempo divenuta Compagnia teatrale integrata – cooperativa e associazione culturale) scelse il laboratorio di “Danza/Movimento Terapia” condotto da Anna Di Quirico e il mio di “Formazione dell’attore” come i più adatti, date le ristrettezze logistiche ed economiche del Cim, e si pensò di dare al progetto la cadenza di due incontri settimanali, di due ore l’uno, per tre anni.

 

Laboratorio teatrale e lavoro terapeutico. Il passaggio dai  laboratori allo spettacolo

“Diverse Abilità” fin dall’inizio della sua attività si è posta come obbiettivi quelli di lavorare, attraverso lo strumento laboratoriale, sulla relazione tra le persone, l’individuazione di potenzialità espressive nascoste o bloccate, e sulla crescita psicofisica dei suoi attori. Questi obbiettivi, per altro necessari da raggiungere anche per attori in formazione cosiddetti “normali”, costituiscono anche un obbiettivo terapeutico. Insegno recitazione al Centro Sperimentale di Cinematografia, applicando gli stessi esercizi. Il nostro modo di procedere prevede inoltre il collegamento con il personale medico e il procedere del lavoro è in continuo ascolto delle piccole e grandi difficoltà di ognuno. La parte artistica e quella terapeutica attivano a loro volta una sorta di integrazione. A mio avviso, perché il processo di integrazione possa considerarsi tale a tutti gli effetti, quando un gruppo è maturo sia psicologicamente che artisticamente, è necessario un momento di verifica: un incontro con il mondo esterno, con il mondo “reale” del lavoro che permette di lasciare il contesto protetto del laboratorio interno a favore di una visibilità più aperta e ampia. Questa è l’occasione per confermare la forza sintonica del gruppo, dei vari operatori, e monitorare contemporaneamente la coscienza del pubblico. E’ l’occasione per vedere come la parte teorica di un lavoro e di una relazione fra persone diviene pratica.

 

La scelta del romanzo di Swift

Il romanzo di Swift a un certo punto del percorso laboratoriale si è rivelato molto utile per il rafforzamento del nostro lavoro. I temi del viaggio intesi come impulso alla scoperta-presa di coscienza e come relatività dei punti di vista, sono serviti da canovaccio.

IL VIAGGIO. Il viaggio è di per se un percorso esperienziale, prevede un prima e un dopo che lascia aperta la strada del cambiamento. Il viaggio più importante che noi facciamo è quello della nostra vita, ma durante il cammino, consapevoli o inconsapevoli, ne intraprendiamo molti altri. Ogni volta che scegliamo di seguire una strada, che sia essa affettiva o professionale, ci mettiamo di nuovo in viaggio. Sappiamo da dove partiamo ma non sappiamo quando, come e se arriveremo alla meta. Alle volte il viaggio ci spiazza, ci sorprende per bellezza o dolore. Esistono viaggi di piacere, d’avventura, ai limiti del possibile così come le fughe da realtà troppo strette e viaggi che non sceglieremmo mai, come la malattia.

IL LIBRO. Ricco di ironia sul  potere e i politici dell’epoca.  Gulliver non riesce a sostenere una vita familiare tradizionale e coglie ogni occasione per rimettersi in viaggio. Il mare diventa il suo elemento mediatore.  La sua ironia ed intelligenza gli fanno da filtro e lo rendono emotivamente immune da sconvolgimenti interiori anche durante gli incontri più inusuali. Ogni approdo su nuova isola è preceduto da una tempesta come se, metaforicamente, per poter scoprire qualcosa di nuovo fosse costretto ad abbandonare le sue  salde certezze e  porsi nudo difronte all’ignoto. Ogni viaggio è un incontro e un confronto con la diversità fisica e culturale di popoli nuovi.  Durante ogni viaggio, Gulliver è costretto a mettere in discussione le regole della sua società, la morale e i pregiudizi ai fini della sua stessa sopravvivenza, educandolo alla tolleranza ed al rispetto. Gulliver è lo spettatore  stesso che intraprende un viaggio difficile e a tratti sgradevole  o affascinante fra corpi e voci espressivi e dissonanti, suadenti e respingenti.

 

Modalità e difficoltà nel rapporto tra progetto teatrale e psicoterapia.

Le difficoltà in questo lavoro sono molte così come le ricchezze. I Cim non sono teatri e i medici non sono teatranti, così gli insegnanti di arti varie e i registi non sono psicoterapeuti. Esistono luoghi in cui le due realtà si fondono dando vita alla Teatro-Terapia, ma non è il nostro caso. La convivevnza dei reciproci mestieri è una grande ricchezza, l’ascolto reciproco delle esigenze, la fiducia di base, la collaborazione, sono fondamentali e se tutto ciò avviene il lavoro di ognuno può arricchirsi immensamente. Importante è ricordare sempre che i nostri attori prima che “pazienti” sono persone, e nonostante siano seguiti, guidati e “curati”, non appartengono a nessuno se non a loro stessi. Sono persone che hanno vissuto o stanno vivendo un momento difficile che esige rispetto. Questo vale per il teatrante che in nome della sua arte, specie nella fase imminente lo spettacolo, può rischiare di concentrarsi troppo su di sé, ma anche per lo staff medico che, specie nell’andata in scena, può faticare a vedere il suo pupillo come un professionista a tutti gli effetti. Partendo da questo presupposto e modificando eventualmente il piano di lavoro, in base alle esigenze del gruppo, è possibile vedere il raggiungimento di  una meta condivisa. Il linguaggio espressivo, la chiave di racconto è così in continuo mutamento e lo stato d’animo migliore è quello di considerare la difficoltà riscontrata in corso d’opera non come un muro insormontabile ma come una prerogativa caratterizzante. Spesso si parte da un’idea drammaturgica più articolata, ricca di dettagli e colpi di scena, che però risulta difficile per alcuni e si scopre che la semplicità richiesta perché possa essere compresa da tutti è la chiave più interessante, quella che permette la sintesi, la visione profonda delle cose.

 

Note di regia

Lavorare con persone che non hanno come scopo quello di diventare attori è davvero molto stimolante, perché sono in partenza già aboliti molti luoghi comuni. Il desiderio di riuscita di un’operazione ha perciò meno il sapore di un bisogno narcisistico e individuale di successo. Il gruppo di Gulliver aveva il problema opposto, temeva il pubblico, il confronto, il giudizio.  Alcuni, provenienti da passate esperienze evidentemente mal gestite, avevano paura a parlare in pubblico, paura di scordare la parte, paura di non capire e di sbagliare. Siamo quindi partiti dal presupposto che ogni gesto o azione dovessero essere condivisi e compresi da tutti. Personalmente avevo un’idea dello spettacolo finale legata anche a concetti difficili quali: l’equilibrio e il bilanciamento come metafora delle relazioni umane, che possono nel loro eventuale sbilanciamento equivalere ad un naufragio, l’incontro con il diverso che ci sorprende e ci costringe a relativizzare il nostro usuale punto di vista, il gigante che ci sovrasta che non è necessariamente quello delle fiabe ma alle volte è parte del mondo in cui viviamo o delle cose che ci succedono, come il nostro quartiere opprimente o il malessere che affrontiamo. Ogni esercizio durante il laboratorio e ogni scena poi montata per lo spettacolo sono state discusse con il gruppo, alle volte ho dovuto “pretendere” fiducia quando la strada sembrava tortuosa, ma ho sempre cercato un percorso per arrivare insieme alle cose. Trovo questa strada la più interessante da percorrere. Ho sentito il bisogno di usare il suono, il video, le luci e la scena attuando anche con questi elementi narrativi un gioco d’integrazione. I suoni e le immagini, più che raccontare qualcosa e vivere di vita propria, volevano essere un sottofondo all’azione scenica, una sorta di suggerimento - agendo quasi a livello subliminale - in grado di indirizzare il pubblico verso una percezione più istintiva della messinscena. Era una grande scommessa, in quanto l’insieme poteva rischiare di risultare scollegato o dissonante. Credo che alla fine anche questi elementi apparentemente più legati al mondo tecnologico, debitamente “sporcati” e resi imperfetti, come la parte più interessante di noi, nelle mani di collaboratori sensibili abbiano contribuito all’amalgama del tutto.

  

DIARIO GULLIVERIANO DI BORDO

Note sull’adattamento drammaturgico del romanzo di Swift

Di Andrea Balzola

 

La mia avventura gulliveriana è cominciata alla fine del 2002, quando Alessandra Panelli, Anna Di Quirico e Ivana Conte, anime della Compagnia Diverse Abilità mi hanno parlato dei laboratori teatrali creati e gestiti nell’ambito di un Centro d’igiene mentale della Asl di Roma (al Laurentino)  e di una prova non aperta al pubblico realizzata nel 2002 ispirata a un frammento dei Viaggi di Gulliver e senza testo. La loro idea era di trasformare, al termine del primo ciclo triennale di laboratori, con il consenso e la collaborazione terapeutica degli operatori psichiatrici del Cim, questo primo rudimentale abbozzo teatrale in uno spettacolo vero e proprio, da presentare al pubblico. Per questo mi richiedevano di proporre una chiave di lettura drammaturgica del testo e di elaborarne una versione estremamente ridotta e semplificata da mettere alla prova durante i laboratori e poi da finalizzare allo spettacolo. Per prima cosa mi hanno fatto conoscere la realtà di quei laboratori, attraverso la visione di alcuni filmati  e soprattutto mediante la partecipazione diretta – come spettatore - ai due laboratori gestiti da Alessandra Panelli (“Formazione dell’attore”) e Anna Di Quirico (“Danza e Movimento Terapia”). Parallelamente, in una serie di incontri di lavoro, si sono identificate le delicate condizioni di lavoro (il disagio e le  problematiche psichiche dei partecipanti, l’impatto emotivo con un eventuale pubblico esterno, le indicazioni degli psicoterapeuti, la scarsità di tempo e di mezzi di sostegno, la povertà del budget, ecc.)

Il mio primo approccio è stato  quello di ricavare dal testo di Gulliver una serie di frasi e di parole chiave (soprattutto legate al tema del viaggio come bisogno ed esperienza di cambiamento, come occasione di incontro/scontro con il diverso e l’ignoto e quindi come occasione di ridefinizione della propria identità) da sottopporre alla riflessione del gruppo all’interno dei laboratori. Volevamo scoprire cosa evocavano in ognuno quelle parole o quelle frasi, Alessandra e Anna poi stimolavano gli elementi del gruppo a somatizzare, mediante movimenti, gesti, vocalizzazioni, quelle suggestioni. Il senso di tutto questo era di fare in modo che il viaggio di Gulliver non fosse qualcosa di esteriore che si sovrapponeva all’esperienza soggettiva, ma che fosse usato come metafora per interpretare, comunicare, liberare i propri percorsi emotivi ed esistenziali. Partendo da questa dinamica psico-fisica di interiorizzazione e dall’abbozzo di un episodio gulliveriano (quello del disequilibrio e del naufragio) già sperimentato l’anno precedente, si sono gradualmente introdotti nuovi episodi. Il mio metodo di riscrittura è stato quello di trovare primariamente un’idea scenica come sintesi metaforica e metamorfica del testo (come ad esempio la trasformazione iniziale del lenzuolo sul letto di Gulliver nella vela della sua zattera).

All’inizio il mio progetto drammaturgico comprendeva quattro parti (corrrispondenti alle quattro parti del libro: il paese dei lillipuziani, il paese dei giganti, l’isola sospesa e l’accademia dei folli inventori, il paese dei cavalli sapiens), un prologo e un epilogo.  Collocando la vicenda in una dimensione atemporale, ed evitando sia i riferimenti storici del romanzo sia eventuali riferimenti alla nostra attualità. La forza corrosiva della satira swiftiana non è infatti tanto diretta a una categoria di uomini e di politici (anche se nell’Inghilterra dell’epoca l’avevano considerata tale perseguitando lo scrittore), ma alle ipocrisie e alle meschinità dell’essere umano, capace di produrre immani tragedie come i genocidi, le guerre civili, le persecuzioni e gli stermini razziali.  Era questa universalità della satira swiftiana, sempre attuale, che ci interessava cogliere. Così, ad esempio, il tema dell’intolleranza verso il diverso o il vicino che conduceva alla guerra faceva parte della prima versione teatrale dell’episodio dei lillipuziani, oppure il tema dell’incomunicabilità delle lingue che diventava l’occasione di una discriminazione dello straniero.  Poi la scelta di eliminare tutto il dialogo in scena e limitare il testo alle registrazioni, conseguente ai problemi emotivi degli attori , spaventati di dover ricordare le battute e di doverle ripetere in pubblico, ci ha indotto a  una drastica riduzione dei dialoghi. Anche la complessità della struttura in quattro parti è stata ridimensionata sia riducendo le scene in ogni parte sia abolendo la quarta parte dell’incontro di Gulliver con i cavalli sapiens. Il testo è quindi diventato soprattutto diario di Gulliver, letto sia dalla voce del personaggio sia da altre voci, a testimonianza che ciascuno degli attori era una parte di Gulliver. La parola si fa contrappunto dell’azione, vera protagonista dello spettacolo, interagendo con una texture sonora sapientemente elaborata da Hubert Westkemper. Il lavoro registico di Alessandra ha trovato nell’integrazione tra i diversi linguaggi, nella semplicità e nel ritmo le chiavi risolutive per fare emergere con nitidezza il complesso percorso laboratoriale e drammaturgico che era stato intrapreso, valorizzando l’intesa e la coesione espressiva del gruppo. Un elemento caratterizzante di questa esperienza – e la sua sfida - è stato proprio quello di trasformare i molteplici limiti oggettivi e soggettivi in una risorsa creativa, in uno stimolo a lavorare non per rinuncia ma per sottrazione consapevole, cercando l’essenza della relazione tra soggetti-attori e nucleo simbolico del testo.  Una sfida, credo, vinta, grazie a un impegno umano prima ancora che “teatrale”. Come diceva Jung : “Gli atti semplici rendono l’uomo semplice. E quanto è difficile essere semplici.”

 

 

PROGETTO FATTORIA DEGLI ANORMALI
 

XLAB PRESENTA

 LA F@TTORIA DEGLI ANORMALI

www.FattoriaOrwell.org

www.xlab.it

 

IDEA DRAMMATURGICA di:

Andrea Balzola

PROGETTO MULTIMEDIALE di:

Andrea Balzola, Mauro Lupone, Anna Maria Monteverdi.

 

Il progetto multimediale: La fattoria degli anormali nasce nel 2004 da un’idea drammaturgica di Andrea Balzola ed è stato elaborato, a partire dal settembre 2004, da Anna Maria Monteverdi, Andrea Balzola, Mauro Lupone (già membri dell'Associazione Zonegemma di Lucca, e creatori con Giacomo Verde di Storie mandaliche, uno dei primi esempi italiani di teatro multimediale).

Di cosa si tratta: Il progetto parte da un testo originale del drammaturgo Andrea Balzola ispirato alle sperimentazioni biotecnologiche (applicate in particolare al mondo animale); da questo testo il gruppo, con la collaborazione specifica di vari professionisti, associazioni, corsi universitari, intende realizzare vari formati artistici specificatamente multimediali: video con animazioni digitali e comic book, sito web, spettacolo multimediale. Il progetto è stato pensato per diversi “luoghi” e “contesti” artistici (Festival video e teatrali; mostre mercato del fumetto) per rivendicare un'idea di multimedialità non limitata alla ricerca artistica ma estesa anche alla produzione più popolare (video, comic art).

La trama: Ispirato molto liberamente al noto romanzo di Orwell, La fattoria degli anormali ha come oggetto un'ironica e anomala esasperazione dei risultati della scienza biogenetica: si concentra sulle sperimentazioni biotecnologiche in un mondo che (pro)crea liberamente mutazioni ambientali e antropologiche, manipolazioni genetiche di animali e ogni genere di incroci, ibridi, clonazioni con il relativo contorno di sfruttamenti economici, di brevetti, tutti argomenti di grande attualità che pongono seri interrogativi di natura politica ed etica.  Il testo è un apologo satirico sulla tirannia di una multinazionale di prodotti biogenetici che tiene prigionieri in una fattoria ipertecnologica animali di diverse specie sottoposti a ogni genere di sperimentazione, soprattutto riproduttiva (alcuni realmente prodotti dalla sperimentazione biogenetica, altri immaginari come un bestiario fantagenetico): si creano artificialmente animali o clonati (pecore che hanno irrimediabili crisi di identità e tentano il suicidio), animali transgenici (un maiale con un cuore umano che si innamora soltanto delle femmine umane), specie ibride (il gattotopo, che ha problemi di schizofrenia), con caratteri più aggressivi (tipo il pit-bush, un cane bonaccione che ha però scatti incontrollati di ferocia). La multinazionale, che possiede anche un proprio network televisivo e un portale web, fa televendita dei suoi prodotti, affidandola a uno strano essere umano, un mutante (un uomo con parti animali), anche lui transgenico.
Gli animali/anormali sono messi in vendita per esperimenti (tipo vivisezione), a scopo alimentare (per essere mangiati), a scopo decorativo-moda (per avere animali domestici sempre nuovi e originali, allultima moda), per vari servizi (animali spia, animali kamikaze). Questi animali, che vivono ogni tipo di vessazioni fisiche ed emotive, di angosce psico-esistenziali, si organizzano in una specie di Cobas degli animali anormali e attivano una rivolta contro la multinazionale, si impossessano della fattoria tecnologica, del network TV, del portale web, facendo prigioniero anche il televenditore mutante, una giormalista e alcuni scienziati. Poi prevalgono gli animali più aggressivi, i maiali transgenici, con cuore, fegato, reni umani, e impongono la loro dittatura: cercano di assomigliare agli uomini, fanno catturare animali normali e in via d’estinzione, per sterminarli, sfruttarli crudelmente o venderli a caro prezzo.

Il progetto è stato presentato il 2 ottobre 2004 in forma di studio teatrale con il performer Andrea Cosentino al TEATRO VALLE di Roma quale finalista tra 140 progetti presentati per il prestigioso Premio Dante Cappelletti, indetto da Tuttoteatro.com in collaborazione con l'Ente Teatrale Italiano, Assessorato allo Spettacolo di Roma. In giuria: Gianfranco Capitta, Gianni Manzella, Maria Teresa Surianello, Massimo Marino, Roberto Canziani,  Renato Nicolini, Aggeo Savioli, Laura Novelli. Presidente della giuria: Walter Veltroni.

Sulla presentazione al Teatro Valle vedi:www.tuttoteatro.com e l'articolo su exibart www.exibart.com/Exi_1-4-15.asp?IDCategoria=215:

Nel settembre 2005 Livorno, Nuovo Teatro delle commedie. Il progetto è stato oggetto di un workshop di un giorno all'interno dei seminari DAMS a cura della prof.ssa Concetta D'Angeli e in collaborazione con il CMT di Pisa. 

Nell’estate 2006 il progetto è stato oggetto di un laboratorio e  di una residenza presso il Teatro Rossini di Pontasserchio, e presentato nell’ambito del Festival Metamorfosi a cura della Città del Teatro di Cascina (Pisa)

 

 Fasi di realizzazione: il progetto, tuttora in progress, ha avuto diverse fasi e differenti collaborazioni con  artisti, gruppi e professionisti nei diversi settori (computer graphics, comic art, web design, video), con alcuni studenti del Corso multimediale dell’Accademia di Belle Arti di Brera (Prof.A.Balzola), e del Corso di Scenografia cinematografica e televisiva dell’Accademia di Belle Arti di Torino (prof.ssa E.Ajani) .

 

DOPO LO STUDIO TECNO-TEATRALE SONO STATI REALIZZATI:

 

  1. Albo a fumetti a colori (48 tavole) edito da Cut Up (www.cut-up.net) specializzata in comics, con il patrocinio e la collaborazione di vari enti (Assessorato Ambiente La Spezia) e associazioni (LAV, Lega Ambiente). La sceneggiatura è di Andrea Balzola in collaborazione con Riccardo Pesce, il disegnatore è Onofrio Catacchio. L'albo è stato presentato nelle più importanti fiere del fumetto, tra cui COMICON di Napoli  ed è stato finalista al premio LUCCA COMICS 2006.

 

  1. Sito web www.fattoriaorwell.org realizzato in collaborazione con l'associazione Cut up. Progetto grafico di Elisa Belloni dai disegni di Onofrio Catacchio. Questo sito, oltre a documentare lo sviluppo del progetto in tutti i suoi aspetti, offre la possibilità di inserire e essere informati su notizie e su informazioni relative all'ingegneria biogenetica, alle potenzialità e rischi delle biotecnologie, alle attività artistiche legate a questo tema. Questa sezione curata da Anna Maria Monteverdi, fornirà testi, recensioni, interviste e  segnalerà eventi e convegni.

 

Produzione XLab Digital Factory

  

  1. Video digitale con animazioni 3D (25’), sceneggiatura originale e regia video di Andrea Balzola,  regia sonora di Mauro Lupone, protagonista Emanuela Villagrossi, con la partecipazione di Paolo Giommarelli, Chiara Pistoia e Andrea Ormezzoli. Organizzazione Anna Maria Monteverdi. Gli animali-anormali sono animazioni in computer graphics 3D da disegni di Onofrio Catacchio, realizzate da un team coordinato da Luca Orlandi, con Daniele Condello, Antonio Palma e Denise Lupi. Riprese video e progettazione di elementi scenografici 3D a cura di Andrea Brogi postproduzione collaborazione video di Pierpaolo Magnani. Con elaborazioni videoartistiche a cura di Andrea Croci e Greta Sorana (tra i materiali utilizzati, filmati concessi dalla LAV). Storyboard  e progettazione di ambienti e oggetti scenici per il 3D di Francesco Boerio e di un gruppo di studenti del corso di Scenografia cinematografica e televisiva, della Prof.ssa Elisabetta Ajani, Accademia di Belle Arti di Torino.  Elaborazione delle immagini video con software grafici di Daniele Condello e Antonio Palma. Collaborazione al progetto e realizzazione di un DVD su di esso a cura di un gruppo di studenti del Biennio specialistico multimediale del Politecnico di Torino.

 

Produzione XLab VideoFactory, Città del Teatro.

 

DA REALIZZARE

 

4.   Spettacolo tecnoteatrale La fattoria degli anormali. Un performer in scena dialoga con vari personaggi animati (con una nuova tecnica di proiezione in scena, senza schermi) tra i quali alcuni di quelli realizzati dagli utenti del web; chatta e fa compravendita di animali anormali in diretta web, diventa mutante grazie alla tecnica del motion capture e delle modificazioni di morphing audio in tempo reale.

 

PER CONTATTI

Anna Maria Monteverdi

Tel. 328-5416581

a.monteverdi@arte.unipi.it

 

 

 

 

 

arteatro_compagnie di ricerca
Zonegemma - La Fattoria degli anormali
Roma, Premio Tuttoteatro.com

I vecchi animali si estinguono? Pazienza li sostituiremo con dei nuovi. Punto di partenza un classico, la fattoria degli animali di Orwell. E poi l’iterazione video, un sito web ed un performer eccellente come Andrea Cosentino...

giovedì 25 novembre 2004
Lo spettacolo, testo e regia di Andrea Balzola, è un apologo satirico sulla tirannia di una multinazionale di prodotti biogenetici che tiene prigionieri, in una fattoria ipertecnologica, animali transgenici frutto di folli e esilaranti incroci. La multinazionale, che possiede un proprio network televisivo e un portale web, fa televendita dei prodotti affidandola a uno strano essere umano; gli animali, stanchi di vessazioni fisiche ed emotive, in preda ad angosce psico-esistenziali, si organizzano in un Cobas e capitanati dal maiale Orwell, organizzano una rivolta.
Lo spettacolo prevedeva nelle sua versione-studio una scena composta da video (Doppler) fintamente “didattici” sull'uso (ma più sull'abuso) delle virtù degli animali, mentre il bravissimo “mutante” Andrea Cosentino (metà uomo e metà cavallo) attorniato da animazioni Flash e 3D e da suoni in costante trasformazione, cercava di convincere un'ipotetica platea televisiva dei benefici di una scienza che crea nuove specie per l'estetica, per l'arte della guerra e per ogni esigenza: I vecchi animali si estinguono? E chissenefrega! Si può fare di meglio.
Gli autori spiegano che nella versione definitiva verrà utilizzata anche una tecnologia di tipo motion capture e attivato un sito web, come prolungamento dell'esperienza teatrale, in cui sarà possibile essere informati su bio-sperimentazioni o “inventare” nuovi incroci creativi. A dieci anni dalla nascita del primo prodotto biotech, il pomodoro Flavr Savr, neanche l'arte è rimasta indenne: il brasiliano Eduard Kac è l'inventore della Transgenic art e del coniglio fosforescente nato da un incrocio con una medusa del Pacifico. Un’aberrante operazione in nome dell'arte e il cui motto (Essere umano non sarà più un nostro limite ma il nostro punto di partenza) sono più volte citati ironicamente nel corso del loro divertentissimo spettacolo, di cui ora attendiamo il seguito.

Balzola spiega le ragioni della messinscena: Ci siamo immaginati una fattoria popolata da animali transgenici frutto degli incroci più strani (e non è detto che non siano già stati creati e brevettati!) ma volevamo trasmettere anche il loro “punto di vista”, la loro traumatica condizione “esistenziale”. Abbiamo riproposto il potente testo di Orwell, che in qualche modo anticipa certe tematiche animaliste.” e aggiunge “Alcuni rappresentanti della LAV si sono complimentati e appoggeranno il progetto. Arrivare finalisti al Premio e poter presentare il lavoro in un luogo così prestigioso come il Teatro Valle è stata la conferma che la direzione era quella giusta; sperimenteremo per la versione definitiva de La Fattoria degli anormali, come è nostra “consuetudine artistica”, la possibilità di diversi dispositivi tecnologici interattivi sia visivi che sonori per rendere la scena stessa davvero mutante! Ora stiamo cercando la produzione”.
Zonegemma ha lanciato (geneticamente parlando...) il seme.

link correlati
www.zonegemma.org
www.eduardkac.org
www.tuttoteatro.com

pietro gaglianò


Zonegemma - La Fattoria degli anormali
regia Andrea Balzola
performer Andrea Cosentino
musiche Mauro Lupone
animazioni Lucia Paolini

[exibart]

 

 

PROGETTO GALILEO
Ateatro  (96) 19/03/06

Studio Azzurro manda Galileo all'inferno
Il debutto del nuovo lavoro a Norimberga
di Studio Azzurro

 

STUDIO AZZURRO

GALILEO ALL'INFERNO
cosmodramma


Spettacolo di danza e video in 5 piattaforme interattive
Progetto scenico e multimediale: Studio Azzurro

Regia: Paolo Rosa
Coreografia: Daniela Kurz
Drammaturgia: Paolo Rosa ed Andrea Balzola
Testi: Andrea Balzola
Luci e fotografia: Fabio Cirifino
Scenografia e Costumi: Frank Albert
Sistemi Interattivi: Marco Barsottini e Lorenzo Sarti
Musica originale: Tommaso Leddi

Montaggio: Antonio Augugliaro
Operatore: Rocco Cirifino
Grafica: Daniele de Palma
Computer hardware e software: Alberto Massagli, Emanuele Siboni.
Tracking software: Alessandro Valli

Assistenti: Paola Tognazzi, Mahnas Esmaili, Luigi Boccadamo, Federico Perrone.

Produzione esecutiva: Paola Tognazzi
Relazioni pubbliche: Delphine Tonglet 

Coordinamento progetto: Reiner Bumke, 235 Media, Meike Ludwig. 



Danzatori in scena: 7 ballerini del corpo di ballo “Staatstheater Nuremberg”
Danzatori nel video: Corinna Azzi, Andrea Valfre', Valter Esposito, Simone Magnani, Fabio Ratti, Salvatore Giacomia, Antonella Marra.


Prodotto da Open Haus Norimberga e Studio Azzurro




Galileo all'Inferno: il viaggio immaginario di uno scienziato
(Testo introduttivo allo spettacolo, a cura di Andrea Balzola)

Questo spettacolo, che si ispira a Galileo Galilei, nasce dalla collaborazione artistica tra il Balletto di Norimberga e lo Studio Azzurro di Milano.
La vita dello scienziato italiano Galileo Galilei (1564-1642) attraversa il tempo come una stella cometa, è emblematica del complesso rapporto tra ricerca scientifica e fede religiosa, tra libertà di pensiero e convenzioni culturali, tra invenzione tecnologica e sviluppo della conoscenza. Galileo detesta l’astrazione e l’arroganza dei dogmi accademici e metafisici, ama l’esperienza diretta del fare come un’artista, scopre i segreti della fisica immergendosi nella sperimentazione, creandosi nuovi strumenti di misurazione, non inventa il cannocchiale ma lo punta per primo con tanto accanimento sul cielo, fino a diventare cieco, scoprendo e dimostrando che l’eretico Copernico aveva ragione: la terra non è al centro dell’universo, la luna e gli altri pianeti non sono sfere immobili e cristalline ma sono masse viventi, mobili e mutanti, il fango è per lui più nobile del diamante perché è fonte di vita. La sua opera diventa simbolo di come il pensiero di un uomo possa esplorare l’ignoto aprendo nuove prospettive per l’umanità, a suo rischio e pericolo, ostinato a prezzo anche della vita e degli affetti. Quando abiura lo fa per paura e per stanchezza o per poter continuare la sua ricerca, affidandosi al giudizio dei posteri?
Pubblica le sue opere in italiano invece che nel latino canonico, perché crede nella condivisione e nella divulgazione del sapere, la sua opera più importante (Sui due massimi sistemi tolemaico e copernicano) è scritta in forma di dialogo come un testo teatrale, Tommaso Campanella la definisce infatti una “commedia filosofica”, argomenta le proprie idee facendo parlare il proprio alter ego con 2 interlocutori e così “mette in scena” per la prima volta il pensiero scientifico, come un regista-drammaturgo dei concetti. L’idea di teatralizzare Galileo non viene quindi da Brecht ma da Galileo stesso. Ma come sintetizzare la complessità del personaggio e delle sue idee in una visione simbolica, veloce, fatta da corpi in movimento, immagini videoproiettate e ambienti interattivi?

C’è anche, nel densissimo percorso di questo fondatore del metodo sperimentale e della scienza moderna, un sorprendente, e poco noto, tentativo di coniugare il rigore matematico con l’immaginazione poetica e artistica. Infatti, nelle DUE LEZIONI ALL'ACCADEMIA FIORENTINA CIRCA LA FIGURA, SITO E GRANDEZZA DELL'INFERNO DI DANTE, del 1588, Galilei ripercorre passo per passo il viaggio dantesco all’inferno cercando, sulla base dei “divini” versi e a commento di due teorie contrapposte di matematici fiorentini dell’epoca, di dare una descrizione razionale, matematica e geometrica dei gironi infernali e dei demoni che li abitano, calcolando misure e proporzioni di quei luoghi, dei giganti e infine dello stesso Lucifero. Così Galileo inaugura un'inedita dialettica tra scienza e fantasia, tra tecnica ed arte, tra matematica e poesia.

"Se è stata cosa difficile e mirabile .... l'aver potuto gli uomini per lunghe osservazioni, con vigilie continue, per perigliose navigazioni, misurare e determinare gl'intervalli de i cieli, i moti veloci ed i tardi e le loro proporzioni, le grandezze delle stelle, non meno delle vicine che delle lontane ancora, i siti della terra e de i mari, cose che, o in tutto o nella maggior parte, sotto il senso ci caggiono; quanto più maravigliosa deviamo noi stimare l'investigazione e descrizione del sito e figura dell'Inferno, il quale, sepolto nelle viscere della terra, nascoso a tutti i sensi, è da nessuno per niuna esperienza conosciuto (...) ché dal mancamento dell'altrui relazione viene sommamente accresciuta la difficultà della sua descrizione. Per lo che era necessario, allo spiegamento di questo infernal teatro, corografo ed architetto di più sublime giudizio, quale finalmente è stato il nostro Dante...”

Qui Galileo applica idealmente (e paradossalmente) il suo metodo scientifico e i suoi calcoli matematici all’”infernal teatro” di cui Dante è stato “architetto e coreografo”. E di qui, da questo intreccio tra arte e scienza, lo spettacolo prende spunto per realizzare un viaggio simbolico con i linguaggi contemporanei della danza e delle immagini interattive. L’uso dei dispositivi interattivi consente ai danzatori di trasformare la scena in tempo reale con i loro movimenti, superando la tradizionale separazione tra corpo e scenografia, e si connette profondamente col principio di Galileo di una tecnologia che può estendere la dimensione percettiva dell’uomo, addirittura fino al punto di misurare un luogo "fantastico" e puramente immaginario come l'inferno di Dante. Lo spettacolo non è quindi un ritratto biografico, ma un itinerario visionario di Galileo all’Inferno, raccontato con i “moti dei corpi” coreografati da Daniela Kurz, con le proiezioni mutanti e interattive di Studio Azzurro, con frammenti verbali elaborati da Andrea Balzola da documenti e scritti galileiani, tutto musicato da Tommaso Leddi.
La scena è concepita come un organismo metamorfico, dove, in un progressivo passaggio tra macrocosmo e microcosmo, i corpi dei danzatori sono come emanazioni del pensiero di Galileo e interagiscono con le videoproiezioni, disegnando una “cosmogonia antropomorfa”.
Galileo inizia il suo viaggio dall’osservazione dell’universo, in cui gli astri danzano in moti celesti e ruota un globo terrestre composto di corpi umani; focalizza il luogo dove Dante colloca l’Inferno (vicino a Gerusalemme), entra nell’anfiteatro infernale attraverso l’ombelico di Lucifero. Misura l’inferno attraverso i movimenti dei danzatori; alle soglie della discesa tra i dannati subisce il giudizio della Chiesa del passato e del presente attraverso le voci di alcuni papi, rompe la grande vetrata del dogma e naufraga nel buio travolto da tempeste, piogge e paludi di fango. Entra su un “tapis roulant” nella Città di Dite e percorre i gironi infernali, costellati di esplosioni come gli inferni terrestri della nostra epoca. Fumi offuscano la vista e scoprono un occhio gigantesco come una Luna, quello di Galileo, che diventa cieco. Nel buio della cecità (caratteristica dei veggenti per gli antichi) lo sguardo muta natura, si rivolge all’interno: un sistema a infrarossi rivela un nuovo universo, interiore, quello del corpo umano radiografato dalle moderne tecnologie della medicina (radiografie, ecografie, etc). Da qui una lentissima zoommata in fuori svela che questo territorio non e’ altro che un corpo gigantesco rannicchiato su se stesso simile alle immagini iniziali, ma costruito con lo sguardo delle nuove tecnologie. E’ una nuova immagine del Lucifero dantesco attorno al quale altri corpi, forse angeli forse uomini, orbitano come satelliti.
La capacità e il coraggio di Galileo di “guardare lontano”, interrogando le leggi della Natura e il mistero dell’Universo con l’esperienza e l’osservazione diretta, potenziando con l’invenzione di nuovi strumenti tecnici le facoltà umane e quindi finalizzando l’innovazione tecnologica al progresso della conoscenza, non segnano soltanto la nascita della scienza moderna e del suo metodo sperimentale, ma generano anche una nuova visione dell’uomo. Un uomo che il cattolico Galileo non voleva sostituire a Dio, ma che stimolava ad assumersi pienamente, nella meraviglia e nella sofferenza, la responsabilità della sua presenza al mondo e la ricerca di una risposta (anche se mai certa e compiuta) ai misteri dell’esistenza. Lo sguardo umano che si sofferma e studiare la natura e l’universo scopre in essi anche lo specchio macrocosmico della condizione umana. E la conoscenza, come qualcuno più tardi avrebbe suggerito, non serve soltanto a descrivere il mondo, ma anche a trasformarlo.
Il fulcro dello spettacolo diventa questo rapporto indissolubile tra conoscenza del mondo ed evoluzione dell’uomo, che si configura nell’intreccio dinamico tra corpo reale e scena virtuale (videoproiezioni interattive), frutto di un percorso che caratterizza la ventennale ricerca espressiva di Studio Azzurro nelle arti visive e nel teatro e che ha visto già una precedente collaborazione con Daniela Kurz (Wor mochte Wohl Kaspar Hauser, 2000).
Nella nostra epoca le innovazioni tecnologiche, e in particolare la rivoluzione digitale, hanno generato profonde trasformazioni nella percezione della realtà e nell’immaginario collettivo, coniugandosi con la ricerca scientifica sono arrivate a intervenire sugli equilibri dell’ecosistema e sui fondamenti della biologia umana, e stanno quindi ridisegnando l’identità stessa dell’uomo e della natura. Raccontare in modo contemporaneo significa anche appropriarsi di queste tecnologie per esplorare nuovi territori evolutivi e le nuove problematiche scientifiche, filosofiche ed etiche che essi suscitano, superando le frontiere tra i linguaggi. Anche questo è un modo per accogliere, attualizzare e rilanciare il messaggio galileiano, che supera le frontiere del tempo per affermare l’inesauribilità dello spirito di ricerca umana, sempre conteso tra esperienza e desiderio, tra astrazione e contatto, tra visione e verifica nella realtà, fra arte e scienza.

 

scarica articolo Articolo Paolo Rosa Galileo.pdf

 

L'ISOLA CHE C'E'

 

Ateatro (100) 02/07/06

Diverse abilità in scena a Roma
L'isola che c'è de "I Gulliver"
di Andrea Balzola

 

Il gruppo teatrale “i Gulliver” nasce nell’ambito dei progetti terapeutico-riabilitativi a favore di persone con disagio mentale, dalla collaborazione tra il Centro di Salute Mentale Distretto 12 della ASL Roma C e l’Associazione Culturale “Diverse Abilità” in cui operano professionisti da molti anni impegnati nel settore del teatro integrato. Si tratta, infatti, di un gruppo integrato con attori professionisti che ha già prodotto uno spettacolo dal titolo “I viaggi di Gulliver” (Teatro Cometa Off di Roma nel giugno 2004 e nel maggio 2005) grazie al lavoro svolto nei Laboratori Teatrali Permanenti attivi presso il CSM dal 2000.



Il nostro nuovo lavoro “L’isola che c’è”, con la regia di Alessandra Panelli, scritto da Andrea Balzola, è nato grazie ad una sinergia con il progetto Officina Laurentino e con il Dipartimento XIX del Comune di Roma, all’interno di un progetto di Animazione Territoriale.
L’idea che guida il nostro lavoro, infatti, è quella di un teatro inteso come elemento potenzialmente trasformatore del Sé e della realtà, un luogo dove si sperimentano comportamenti, si accoglie la trasgressione e la diversità, uno strumento conoscitivo del mondo interno ed esterno, in cui l’”oggetto” della conoscenza e della trasformazione non è necessariamente “il paziente psichiatrico” ma tutti coloro che entrano interattivamente nell’esperienza (operatori, sanitari, tecnici, spettatori). Il filo conduttore della nostra ricerca artistica e terapeutica è rappresentato dal tema del viaggio: occasione di uscita dalle proprie abitudini, di esplorazione e di conoscenza di mondi e persone diverse, di confronto con le proprie paure, i limiti e le risorse, un’esperienza psicologica ed esistenziale fondamentale per la formazione individuale e collettiva.
Se il tema di Gulliver era l’uscita e l’allontanamento da casa, la scoperta di altre dimensioni e della loro relatività , questo “viaggio dentro casa” ci offre lo spunto per viaggiare dentro il quartiere, insieme al pubblico, al nostro nuovo Gulliver ed ai suoi “marinai”, esplorando questa realtà etichettata come difficile (sarebbe più giusto definirla complessa) ma così poco conosciuta, cercando uno scambio reale con gli abitanti, con le attività, le potenzialità, le risorse vive e vitali che lo animano.

Teresa Mastroianni - psicologa
Alessandra Panelli - regista

VIDEOVIAGGIO DENTRO CASA

Il progetto artistico L’Isola che c’è. Viaggio dentro casa, che Alessandra Panelli e io abbiamo ideato, si articola in due parti strettamente collegate fra loro: lo spettacolo teatrale e il video. Le riprese video sono state realizzate con lo scopo di esplorare il quartiere Laurentino 38, svelandone luoghi, situazioni e personaggi e raccogliendo spunti per creare la drammaturgia dello spettacolo. Vivendolo dall’interno attraverso le testimonianze delle persone che ci abitano e dei professionisti che ci lavorano, alla ricerca delle risorse umane che vogliono e progettano il riscatto di un quartiere periferico con grandi problemi ma anche con molte potenzialità.
Con un’idea di base: il Laurentino è come un’isola con una strada perimetrale centrale attraversata da ponti, si trattava di percorrere questa “isola” ponte dopo ponte, intrecciando il documento reale con l’interpretazione poetica, la dimensione sociale con quella simbolica. Quindi abbiamo usato un attore come esploratore-guida nel quartiere e gli attori della compagnia integrata Diverse Abilità che hanno interpretato testi originali e citazioni tratte dagli scrittori a cui sono dedicate le vie del quartiere.

Ci hanno accompagnato le note ruspanti di un gruppo di musicanti nomadi, la fantasia trasfigurante dei bambini e dei poeti.
Il video, che non ha quindi un carattere esclusivamente documentaristico, costituisce un’opera autonoma rispetto allo spettacolo, ma nello stesso tempo dialoga e si completa con esso.
Dal video sono infatti ricavate alcune sequenze che sono proiettate nello spettacolo e che interagiscono con l’azione scenica, in un’idea di teatro come luogo concreto di integrazione, delle persone e dei linguaggi.


  Andrea Balzola