VISIONE CIECA

Un progetto teatrale di Andrea Balzola (aprile 2003)

Tratto dal racconto omonimo “VISIONE CIECA”

in A.Balzola e P.Mantovani, STORIE DI PITTORI, edizioni Fògola, Torino 2002, pp.161-184.

 

 

IL TEMA:

 

L’evidenza inganna. Il veggente Tiresia è cieco, Odino baratta il suo occhio destro in cambio della chiaroveggenza, Bunuel e Dalì tagliano l’occhio con il rasoio per far entrare lo spettatore nel mondo inconscio del cinema.

C’è una tradizione antica, nel mito e nell’arte, dove la perdita della vista ordinaria è la condizione iniziatica per accedere a una visione profonda, epifanica, profetica,  che segna insomma il passaggio dalla percezione alla veggenza,  dalla visione (percettiva) alla visionarietà (artistica/mistica).

L’opera d’arte è un mistero, il mistero del rapporto tra occhio, visione interiore e realtà.

Cosa può essere l’opera di un artista che diventa cieco e che dipinge senza vedere quello che fa?  Quale può essere l’esperienza interiore, artistica e spirituale, di un pittore (ma per estensione anche di un  videoartista) il cui occhio si è rovesciato verso l’interno?

 

 

 

LA SINOSSI:

 

Un osservatore (l’io narrante) si trova al Vernissage di una mostra-evento di artisti emergenti, curata dal più celebrato critico d’arte e talent scout del momento, Milos Karta. Nella bolgia della folla, l’osservatore incontra un’amica, una bella mulatta e famosa fotografa d’arte, Numa. L’osservatore - sollecitato da una domanda di Numa: “Tutta la nostra vita è costruita sul vedere. Cosa succederebbe se improvvisamente non vedessimo più?” – entra in una sorta di ossessione: prova a camminare per strada ad occhi chiusi, s’interroga sull’esperienza dell’oscurità. Cerca Numa per tentare una risposta alla sua domanda, scopre così che lei è amica di un pittore anziano e cieco, a suo dire straordinario, Remes. Nessuno lo conosce e vive isolato dal mondo, con la sola compagnia di una cavalla, in un’ex scuderia trasformata in studio. L’osservatore riesce a ottenere, tramite Numa, un incontro con il pittore. Dopo un’iniziale reticenza, il pittore racconta la sua esperienza di artista diventato progressivamente cieco. L’osservatore scopre, nella penombra dello studio, l’opera a cui lavora il pittore, da una vita intera. Un’enorme tela scura, dove uno sguardo attento scopre, come nell’Aleph di Borges, l’essenza e la storia stessa della visione pittorica. E’ una materia viva, mutante, da cui trapela una luce misteriosa. Anche Milos Karta, portato da Numa nello studio di Remes rimane affascinato dal pittore e dalla sua opera e vuole aprirgli le porte del mercato dell’arte, facendone un altro trofeo della sua collezione di “scoperte”. Remes rifiuta, beffando il critico d’arte. In un incontro successivo, rivela all’osservatore che il suo desiderio è quello di riuscire a dipingere “il sole a mezzanotte”, se ci riuscisse la sua opera diventerebbe più vera della realtà. Qualche tempo dopo, Numa e l’osservatore ricevono la notizia che lo studio di Remes ha preso fuoco e che lui è misteriosamente scomparso, insieme vanno a vedere cops’è successo…

 

 

 

 

 

 

 

IL PROGETTO TEATRALE

 

Personaggi principali:

L’OSSERVATORE (io narrante)

REMES, l’artista cieco

NUMA, la fotografa  (attrice-danzatrice)

MILOS KARTA, il critico d’arte

(l’Io narrante e la voce di Remes sono interpretati dallo stesso attore (Adolfo Lastretti?))

 

Personaggi secondari:

Gina Huberstaller

Due passanti

Padrone Bar

Contadino

(solo voci registrate)

 

Lo spettacolo si svolge su una SCENA UNICA (contenitore delle altre scene): la SCUDERIA STUDIO DI REMES, un ambiente nero con una parete frontale (il fondale) costituita da uno SCHERMO VIDEO. Questo schermo è la TELA di REMES, una tela mutante dove si vedono le metamorfosi della pittura ma anche alcune scene del racconto (il camminare dei ciechi, la plasticità dei corpi nella danza e nell’eros, il viaggio notturno sulla strada e nel tunnel, etc.).

 

TUTTI GLI OGGETTI SCENICI non sono oggetti reali ma sagome plastico pittoriche

(realizzate da Andrea Granchi (?), artista fiorentino, protagonista della stagione del cinema d’artista degli anni Settanta, docente di pittura dell’Accademia di belle arti Firenze, membro del direttivo dell’Accademia Nazionale del disegno, per immagini e note vedi il volume L’Arte del Novecento, di Lara-Vinca Masini, Giunti ed.)

 

NELLA SCUDERIA-STUDIO DI REMES sono presenti la grande poltrona-scultura con il pittore  che fa corpo unico con la poltrona (vedi il disegno “Viaggiatore solitario” di Granchi), un cavallo (sagoma di Granchi), un grande contenitore di colori e pennelli.

 

 

 


Il racconto si compone di IX scene


 

I.                    VERNISSAGE MOSTRA “THE ART AFTER”

II.                 IL CAMMINO DEI CIECHI

III.               COLAZIONE AL BAR

IV.              VIAGGIO IN AUTOMOBILE

V.                 PRIMO INCONTRO CON REMES (STUDIO)

VI.              IL CRITICO E REMES (STUDIO)

VII.            CENA E DISCOTECA

VIII.         RIVELAZIONE DI REMES (STUDIO)

IX.              INCENDIO E SCOMPARSA DI REMES (STUDIO)

 

 

 

 

 

 

SCHEMA DRAMMATURGICO

 

I . VERNISSAGE MOSTRA “THE ART AFTER”

 La scena è affollata, riempita, di sagome di personaggi (altezza umana, personaggi moderni e mitologici, ispirati ai quadri di Granchi), sono gli invitati al Vernissage, brusio di fondo, gli unici personaggi reali (che dialogano tra loro) sono l’Io narrante, Numa che si muove costantemente tra le sagome scattando fotografie (una specie di danza), il critico d’arte, curatore della mostra, Milos Karta.

 

II. IL CAMMINO DEI CIECHI

Cambia la luce. Adesso è onirica. L’osservatore rimane solo con le sagome, si muove come un cieco tra di esse, buttandole a terra come birilli. Sullo schermo appare un video con i movimenti in loupe (a ciclo continuo, come un disco incantato) dell’io narrante che si muove con gesti e azioni alla cieca, a occhi chiusi. Immagine e azione teatrale si raddoppiano in un cortocircuito speculare, mentre la voce dell’attore parla dell’esperienza della cecità (dal racconto).

 

III. COLAZIONE AL BAR

Colazione al bar. L’io narrante è solo in scena, seduto a un tavolino, guarda lo schermo dove si sovrappongono sempre più veloci immagini delle televendite di quadri.

 

IV. VIAGGIO IN AUTOMOBILE

L’Io narrante e Numa “viaggiano” in automobile verso lo studio di Remes. La scena, molto breve, dovrebbe essere realizzata come se i due fossero seduti nella playstation di un videogioco automobilistico. Di fronte a loro (e al pubblico), scorrono le immagini (da videogioco) di una strada e di un tunnel che non finisce mai…

 

V. PRIMO INCONTRO CON REMES (STUDIO)

Primo incontro dell’Io narrante con Remes, nel suo studio- scuderia. Ci sono una grande poltrona scultura in cui è incorporata la figura del pittore seduto (dal disegno di Granchi) che volge le spalle al pubblico e guarda alla Tela-Schermo, un cavallo (sagoma), un grande contenitore di colori e pennelli. La voce del pittore (che deve provenire dalla scultura) è la stessa dell’io narrante (la si può eventualmente elaborare elettronicamente). Dialogo sull’esperienza dell’oscurità e della cecità. Il videoquadro si anima, diventa un’opera di videoarte dove appaiono, si mescolano, si dissolvono frammenti della storia della pittura, soprattutto sul tema luce/ombra e luce/materia.

 

VI. IL CRITICO E REMES (STUDIO)

Nello studio di Remes, c’è solo la poltrona-pittore, sempre rivolta verso la Tela-Schermo (dove continuano a scorrere le immagini della “video-opera”). Entrano Numa e Milos Karta. Il critico d’arte pontifica sull’opera  di Remes, gli propone una performance pubblica promettendogli onori e fama. La voce di Remes tace e infine, beffandolo, gli dice che il vero quadro sta sul retro della tela. Lo schermo diventa nero. Poi la scena diventa buia.

 

VII. CENA E DISCOTECA

L’ambiente è quello di un locale alla moda, dove si mangia e si balla. Tavolini e folla di sagome (figure “reali” e mitologiche, vedi scena I), alcune dialogano, altre ballano, altre sedute che mangiano. L’osservatore, Numa e Milos Karta (unici personaggi veri) parlano di Remes, della sua opera, del rapporto tra arte e vita. Poi la musica si fa più forte e coinvolgente, i tre si alzano e ballano tra le sagome.

 

 

 

VIII. RIVELAZIONE DI REMES (STUDIO)

Stessa scena di VI. La poltrona pittore questa volta è rivolta frontalmente verso il pubblico. Alle sue spalle, sulla Tela-Schermo, immagini della vertigine, del volo, della caduta. Si sente solo la voce del pittore che rivela (al pubblico) il suo desiderio e la sua meta: riuscire a dipingere “il sole a mezzanotte”, se ci riuscisse la sua opera diventerebbe più vera della realtà.

 

IX. INCENDIO E SCOMPARSA DI REMES (STUDIO)

La scena è completamente vuota. Sulla Tela-schermo compaiono immagini via via sempre più abbaglianti (come la luce del sole, come un forte incendio) di una luce calda, straordinariamente intensa, ma anche materica, “pittorica”. La Tela-schermo avanza lentamente sul palco, avvicinandosi al pubblico e arrestandosi solo sul limite del proscenio, come un sipario. Poi, la proiezione video dissolve e compaiono dietro lo schermo, come ombre cinesi, le figure di Numa e dell’io narrante. Sono sul luogo dove lo studio di Remes è bruciato, fanno ipotesi su quanto può essere accaduto e ascoltano il racconto di un contadino, vicino di Remes (solo la voce, o eventualmente con una sagoma che ne riproduca la figura): “E’ successo stanotte. Ci siamo precipitati subito, ma l’incendio era troppo forte ormai, sembrava di essere in pieno giorno e non si riusciva a entrare per il fumo... All’improvviso è uscita al galoppo la cavalla nera di Remes. Lui era in sella... Ci è sembrato che sorridesse, uscendo da quell’inferno... Poi è sparito...”