Welcome to Sarajevo (1996)

 

Aldilà

del monte ghiacciato

nella bufera di neve di vento di volti

dispersi nel bianco

nell'opaco sordo passo inesausto

dal meno al niente

tra i tronchi spezzati

dai fulmini umani

tra semine di crateri e braci

campi arati dall'era finale del metallo

 

Dall'alto appari

Bianca nel bianco

invisibile quasi

miraggio e bersaglio

lontana come un'isola pietrificata

senza cielo e senza terra

Sola e pallida

come già morta

Sfatta

Insepolta

Ma il tuo silenzio chiama

e da vicino respiri

Ancora

 

L'attesa è immobile

alle tue porte sbarrate

e cingolate

a vedere i bambini giocare

alla guerra

nella neve ancora rossa

a vedere gli uccelli volare

dagli innumeri nidi

scavati dai mortai

sulla fronte delle case

Confondendo eliche d'elicotteri

con ali di corvi che annunciano :

"Welcome to Sarajevo"

 

Costeggiando le trincee della paura

le voragini delle strade 

i tunnel dei dannati

vengo al tuo cuore d'acqua

che l'apocalisse non ha dissuaso

dalla sua corsa senza meta

Lì si affacciano i templi

della discordia

come se lo spirito fosse divisibile

da un dio armato

 

 

dimentico di sé e d'esser divino

perciò unico e universale

 

Lì si affaccia il tempio

delle parole dei millenni

bruciate in un istante

che il fumo porterà in altri cieli

dove si  leggeranno le pagine fantasma

dell'umanità cancellata

Ora soltanto un cane nero

corre dentro al guscio vuoto

sembra pazzo senza padrone

e senza direzione

corre e corre da nessuna parte

 

Eppure nella tua siderale lontananza

dal mondo

infranta in tutte le finestre

della tua anima

splendi ancora

Negli occhi degli angeli senz'ali

che non ti hanno lasciato

Negli occhi inquieti che hanno

oltrepassato il confine del dolore

e guardano ora per sempre altrove

Nel sorriso strano

che è forse il nome innominato

della sapienza più antica

 

 

Andrea Balzola